Tatra 603, ammiraglia spartana.

Massimo Tiberi ·

Nel quadro dell’economia pianificata della repubblica socialista cecoslovacca, nata nel 1948 dopo il secondo conflitto mondiale, la produzione automobilistica viene suddivisa tra le due marche più importanti e di lunga tradizione. Alla Skoda è assegnato il compito di realizzare modelli popolari per una larga diffusione, mentre la Tatra, in campo dal 1897 con passato prestigioso, concentra l’attività su vetture di categoria superiore, destinate quasi esclusivamente agli apparati dello stato e alla rappresentanza.

La casa di Koprivnice, dopo il riavvio con la grossa berlina 600 Tatraplan, lancia nel 1956 la 603, sviluppo ulteriore di un progetto degli anni Trenta, allora rivoluzionario e fuori dai canoni convenzionali dell’alto di gamma. Lo schema a motore e trazione posteriore è del tutto anticonformista per la categoria e lo stile rappresenta l’evoluzione delle forme aerodinamiche, e d’impronta futuristica, che risalgono alla T77 del 1934 partorita da un tecnico innovatore come Hans Ledwinka.

Opzione bicolore

La carrozzeria, su telaio a piattaforma quattro porte e due volumi dalle abbondanti cromature e verniciatura anche bicolore, ha dimensioni imponenti (cinque metri di lunghezza) e già il frontale impressiona per la calandra che accoglie tre fari di forma circolare, con il centrale collegato allo sterzo e orientabile. La vista laterale a tre luci termina con grandi prese d’aria a “orecchio” e pinne; parabrezza e lunotto, diviso in due parti, sono ampi e favoriscono la luminosità dell’abitacolo. Un insieme dal fortissimo impatto che conferma la fama della Tatra nel creare auto che nulla hanno a che vedere con qualsiasi concorrente.

Notevole lo spazio interno a sei posti, grazie al comando del cambio al volante e al divano anteriore a spalliera unica, mentre quello posteriore comprende un poggiabraccia retrattile. Due i vani per i bagagli, sfruttando la particolare disposizione della meccanica. Cura negli allestimenti, di stampo artigianale considerando la serie limitata, e dotazioni al livello di molte alto di gamma occidentali contemporanee.

Motore potente

D’impostazione sportiva e raffinato il motore, montato a sbalzo dell’asse posteriore: un V8 2,5 litri in lega leggera raffreddato ad aria, con albero a camme nel basamento e due carburatori doppio corpo, abbinato ad un cambio a quattro marce interamente sincronizzato. Indipendenti le sospensioni, a cremagliera lo sterzo e impianto frenante a tamburi. La potenza di 105 cavalli permette di superare i 160 chilometri orari e di accelerare da 0 a 100 in circa 13 secondi e la berlina Tatra, nonostante la sua vocazione primaria, verrà utilizzata anche nelle competizioni.

Numerosi gli interventi di aggiornamento, senza mai però mutamenti sostanziali. Nel 1962 un restyling porta a quattro fari anteriori e via via arriveranno i freni a disco, il servofreno, le cinture di sicurezza, lo schienale separato anteriore per cinque posti, ma inevitabilmente, scontando il protrarsi della produzione per un ventennio la 603 non riesce a stare al passo con i tempi. D’altra parte, la carriera si svolge nello stretto ambito delle classi dirigenti cecoslovacche e dei Paesi del blocco orientale, per un numero di esemplari appena sopra quota 20mila.

L’erede 613, che appare nel 1974, ammodernata con l’intervento della Vignale ma assai meno originale nelle linee, conserva comunque lo stesso schema a motore posteriore, portando la cilindrata di un nuovo V8 a 3,5 litri. La successiva 700 sarà l’ultima vettura del marchio, dal 1999 destinato soltanto agli autocarri. 

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