L’autonomia è – assieme al numero dei punti di ricarica – uno dei principali dubbi che frenano l’acquisto di auto elettriche da parte degli automobilisti. La tecnologia si sta evolvendo rapidamente, tanto che sugli ultimi modelli è ormai normalità trovare percorrenze massime superiori ai 400 chilometri, ovvero compatibili anche con viaggi a medio raggio.
Eppure, molti continuano a rimanere titubanti: si tratta di numeri da prendere con le pinze o saranno veritieri? Proviamo a fare chiarezza, spiegando in che modo viene calcolata l’autonomia dichiarata delle auto elettriche, e perché (e in quale misura) il dato può variare nella guida reale.
Le variabili in gioco
Anzitutto le basi. Per calcolare la percorrenza massima di un’auto elettrica serve sapere la capacità effettiva della batteria in kilowattora (che per ragioni di sicurezza è in genere inferiore del 6-8% rispetto a quella nominale), ovvero la quantità reale di energia che può immagazzinare. Poi bisogna scoprire il suo consumo medio di energia, espresso in kilowattora assorbiti per percorrere 100 chilometri (kWh/100km, analogamente alle auto endotermiche, dove il consumo è indicato in litri/100km).
Per calcolare quest’ultimo dato entra in gioco il ciclo WLTP, acronimo di Worldwide Harmonised Light Vehicle Test Procedure. Si tratta di una serie di test di laboratorio a cui tutte le auto immatricolate in Europa devono essere sottoposte a partire dal settembre 2018. Per le vetture endotermiche serve a verificare le emissioni inquinanti e il consumo di carburante, mentre per le elettriche - ovviamente – solo il consumo di energia.
La procedura di prova
Il protocollo WLTP è subentrato al precedente NEDC, e si differenzia da questo proprio perché è più realistico, e quindi più vicino ai dati che l’automobilista può ottenere nella guida di tutti i giorni. Il ciclo di prova si svolge su uno specifico banco a rulli, dove viene simulata una percorrenza complessiva di 23,25 chilometri, suddivisa in 2 fasi urbane (che assieme rappresentano idealmente il 52% del tragitto) e 2 extra urbane (48%), per una durata di 30 minuti. L’equivalente di uno spostamento casa-lavoro tipo.
Per renderlo più realistico vengono ipotizzati vari scenari stradali, comprese le autostrade, con velocità che vanno da 0 a 131 chilometri orari (per una media di 46,5 chilometri orari), con un numero e un’intensità di accelerazioni e decelerazioni uguali per tutti i modelli. Infine, vengono effettuate due diverse rilevazioni a temperature differenti: una a 23 gradi Celsius e una 15 gradi Celsius, e viene tenuto conto anche di optional e dotazioni specifiche, come cerchi di maggiori dimensioni.
Cosa influisce sui consumi
Il risultato della prova WLTP è un dato medio rappresentativo, che si avvicina molto a quello ottenibile da un guidatore con un uso misto della vettura. Tuttavia, in casi specifici l’autonomia potrebbe allontanarsi dal dato dichiarato, sia in meglio che in peggio. Ad esempio, qualora un’auto elettrica venisse utilizzata per il 90% del tempo in città (piuttosto che per il 52% del test) il consumo medio sarebbe inferiore e potrebbe sfruttare maggiormente la rigenerazione in frenata, raggiungendo autonomie anche superiori rispetto al dichiarato, mentre la cosa opposta avverrebbe per un utilizzo prettamente autostradale.
La seconda variabile è il comportamento dietro il volante: uno stile di guida nervoso e non allenato ai segreti dell’elettrico ridurrà notevolmente la percorrenza utile, viceversa una tecnica fluida e la conoscenza di alcuni “trucchi”, ad esempio l’anticipare la frenata, potrebbe portare a raggiungere autonomie migliori del dichiarato, come è stato dimostrato da una recente prova del NAF (la federazione auto norvegese). Da considerare anche le pendenze affrontate e il ruolo dell’aria condizionata: nei test è spenta ma un suo uso abbondante può riflettersi sul consumo di energia.
Riserva di carica
L’autonomia dichiarata in WLTP, quindi, può ritenersi un’indicazione di massima piuttosto affidabile. Trattandosi di una misurazione media di laboratorio (i test su strada, chiamati RDE, vengono effettuati solo per rilevare le emissioni delle auto endotermiche) è inevitabile che sconti una certa differenza con il dato reale, soprattutto in condizioni di guida lontane da quelle simulate.
Ad ogni modo, tutti i costruttori hanno previsto una riserva di carica che permette di percorrere una certa distanza (in media dai 20 ai 60 chilometri), anche quando l’auto indica un'autonomia dello 0%, e qualora anche questa dovesse esaurirsi il sistema bloccherebbe la vettura prima che la batteria si scarichi del tutto, per evitare danni all’accumulatore. Ma è meglio non arrivare a certi estremi: la regola aurea nella guida di un’elettrica è non scendere al di sotto del 20% di batteria e pianificare le ricariche.