Volkswagen, via al rilancio.

Enrico Artifoni ·

Il 2016 è andato meglio del previsto. O meglio, del temuto. Con volumi, ricavi e utili nuovamente in crescita, il gruppo Volkswagen ha cominciato a lasciarsi alle spalle il Dieselgate. “In un anno difficile, che molti pronosticavano da incubo, abbiamo ricevuto dalla clientela un voto di fiducia”, ha detto il ceo Matthias Müller durante la presentazione dei risultati del gruppo, “e contemporaneamente abbiamo avviato la più grande trasformazione nella storia della nostra azienda, che ci permetterà da qui al 2025 di rimanere fra i produttori d’auto di maggior successo al mondo e di conquistare la leadership nella fornitura di servizi per la mobilità”. Con qualche se e qualche ma.

Primato nelle vendite

Mettendo nel conto anche le vendite delle joint ventures cinesi (che pesano per quasi il 40% del totale) il gruppo Volkswagen ha consegnato lo scorso anno 10,3 milioni di vetture, il 4% in più rispetto al 2015. Del 2% sono aumentati i ricavi, arrivando a 217,3 miliardi di euro e molto di più il risultato operativo (da 12,8 a 14,6 miliardi), con un ritorno sulle vendite del 6,7%. Quel che luccica però non è tutto oro: sui tre maggiori mercati al mondo (China, NordAmerica ed Europa) il gruppo Volkswagen pur mettendo a segno un incremento delle vendite (rispettivamente +12,2 per cento, +0,8 e +3) ha perso quote. Dunque la crescita dei margini va attribuita soprattutto all’ottimizzazione dei costi e, in parte, al miglioramento del mix di prodotto.

I rischi legali

Il risultato operativo è stato più che dimezzato dalle spese straordinarie, conteggiate in 7,5 miliardi di euro di cui 6,4 solo per far fronte ai rischi legali procurati dal Dieselgate. Un obolo che si aggiunge ai 16,2 miliardi messi a bilancio nel 2015 e porta il totale sinora, per far fronte allo scandalo, a 22,6 miliardi. Che non è detto bastino, anzi, visto che soprattutto in Europa, molte dispute con relative richieste di risarcimento devono essere ancora risolte.

Skoda vola

A portare fieno nella cascina del gruppo Volkswagen sono stati ancora una volta i marchi tedeschi premium, cioè Audi e Porsche. L’uno con 4,8 miliardi di utile operativo (in lieve calo, ma con un ritorno sulle vendite ancora superiore all’8%) e l’altro con 3,9 miliardi (quasi 500 milioni in più rispetto al 2015 e l’incredibile margine del 17,4%, migliorato di oltre un punto e mezzo).  Con loro la marca che non ti aspetti: Skoda, che ha aumentato i ricavi di quasi il 10%, arrivando a 13,7 miliardi, e incrementato i guadagni del 30%, portando il margine dal 7,3 all’8,7%. Un livello addirittura superiore a quello di Audi.

Volkswagen giù, Seat su

Da tempo in sofferenza, la capogruppo Volkswagen ha peggiorato ancora, come marca, la propria performance: ricavi in calo dello 0,6% a 105,7 miliardi di euro e utile operativo ridotto da 2,1 a 1,9 miliardi. Sul risultato ha pesato senza dubbio il Dieselgate, ma forse anche altro, visto che la marginalità è ormai pari a quella della marca da sempre considerata il brutto anatroccolo della famiglia, cioè Seat, che per la prima volta dopo tanti anni ha chiuso il bilancio in nero (con 153 milioni di utile e un ritorno sulle vendite dell’1,7%).

10 modelli elettrificati entro il 2019

Dove va il gruppo Volkswagen? Alla presentazione dei risultati del 2016, il ceo Matthias Müller ha fatto sfoggio di grande ottimismo: “Siamo nuovamente in pista, con prospettive di miglioramento in tutte le aree di business e una strategia chiara che perseguiamo a tutta velocità”. Perni del cambio di marcia sono, oltre a un nuovo approccio mirato a fortificare l’immagine dell’azienda con un severo codice di comportamento e l’insistenza sul lavoro e le sinergie a livello di gruppo, i forti investimenti sulle auto elettriche, considerate la chiave per il passaggio a una mobilità più sostenibile, e sui servizi destinati ad assicurarla. Il gruppo tedesco prevede di lanciare più di 10 modelli elettrificati nei prossimi due anni e oltre 30 esclusivamente a batterie entro il 2025. Senza tralasciare gli sviluppi nel campo della guida autonoma affidati a Aid (che sta per Autonomous Intelligent Driving), una sussidiaria di Audi creata appositamente.

L’alleanza con Tata

Un vecchio pallino dei vertici di Volkswagen sono le citycar, un terreno che anche in tempi recenti a Wolfsburg è stato approcciato con una sorta di complesso di inferiorità. Le buone notizie per il gruppo tedesco in questo campo potrebbero arrivare dalle alleanze con Tata in India e Jac in China, due partner di cui il ceo Müller ha voluto sottolineare le competenze in vista della definizione degli accordi del caso. Se son rose, fioriranno. Intanto rimangono a zero i rapporti con Fca, dopo l’uscita di Sergio Marchionne che al recente Salone di Ginevra aveva lanciato segnali di disponibilità a una collaborazione. “Non chiudiamo la porta in faccia a nessuno - ha detto il ceo tedesco - ma con Marchionne al momento non c’è nessun contatto”.

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